I campi di concentramento del nazionalsocialismo

Il sistema dei campi di concentramento è stato caratterizzato da vari mutamenti di funzione durante il decorso del dominio nazista.

Immediatamente dopo la presa di potere nel 1933 si formarono in Germania i cosiddetti “primi” o “selvaggi” campi di concentramento quale strumento centrale di detenzione e di terrore degli oppositori politici del regime. Sotto Heinrich Himmler in quanto “Reichsführer SS e capo della polizia tedesca”, il regime nazista seguì fino al 1936 un modello standard di campo come quello di Dachau. Le SS amministravano dunque tutti i KZ. Dal marzo 1936 i gruppi di guardie SS si chiamarono “Unioni SS testa di morte” fino al 1940 quando s’impose l’appellativo “Waffen SS”.

La reclusione dei detenuti era di competenza della polizia politica.

Dal 1936-38 l’estensione delle persecuzioni ad altri gruppi provocò un ulteriore sviluppo del sistema dei campi di concentramento. Sulla scia della “lotta preventiva anti-crimine” vennero ora internati nei campi criminali, “asociali”, studiosi biblici, omosessuali e - dopo i pogrom del 1938 – 25.000 ebrei. Nello stesso periodo  aumentò l’importanza dell’aspetto dello sfruttamento economico della manodopera dei detenuti. La costruzione di campi di concentramento ebbe luogo, in precedenza, nella vicinanza di cave di pietre con l’intento di realizzare grandi progetti di costruzione (come Mauthausen nell’agosto 1938).

Con l’inizio della seconda guerra mondiale il numero dei detenuti aumentò a seguito di ondate di arresti nei paesi occupati come anche in territorio tedesco in modo discontinuo. L’introduzione di tre categorie di campi portò differenze di durezza nel trattamento. Il numero di morti nei campi di concentramento aumentò considerevolmente. Nel solo KZ di Mauthausen – fino a quel momento unico della più dura categoria III – la quota di mortalità del 24% (1939) aumentò fino al 76% (1940). La crescente importanza del lavoro dei detenuti si riferiva, fino al 1942 essenzialmente ad aziende di produzione delle SS.

Il decorso della guerra dal 1941/42 e l’assassinio sistematico degli ebrei europei come delle etnie Rom e Sinti fu la causa di un ulteriore sviluppo del sistema dei campi di concentramento. Campi in Europa occidentale e soprattutto orientale con numerosi campi satellite presso aziende di armamenti accelerarono l’espansione dei KZ che dal marzo 1942 erano incorporati nello “Ufficio centrale di amministrazione dell’economia SS” (WVHA) come punti di comando. Dopo la costruzione dei campi di annientamento sul territorio polacco iniziò il genocidio degli ebrei europei mentre il “lavoro forzato” determinava le condizioni di vita dei detenuti nei campi di concentramento. Nell’ultima fase della guerra una notevole percentuale di detenuti nei KZ vennero inseriti nel trasferimento di fabbriche in luoghi di produzione sotterranei. Proprio in questo ambito le SS ebbero una stretta cooperazione – anche molto fruttuosa nel loro senso – con l’industria privata. I detenuti ebrei erano deportati, in un primo momento, nei campi di annientamento. Vennero poi registrati e costretti al lavoro solo quelli che erano sopravvissuti alla selezione.

Allo scioglimento dei luoghi di annientamento dalla primavera 1944 in poi la quota di detenuti  ebrei nei KZ aumentò. Lo sgombero dei KZ era condizionato dalla premessa che nessun detenuto doveva cadere nelle mani del nemico. Questa disposizione ebbe per conseguenza la morte di decine di migliaia di detenuti durante camminate della morte cosi come per le condizioni catastrofiche nei KZ rimasti.

Il complesso dei KZ di Mauthausen/Gusen

Mauthausen Memoriale, oggi. (Archivio Museum Ebensee)

L’esistenza di diverse cave di pietre influì sulla scelta del luogo di Mauthausen (Gusen dal dicembre 1939) per la costruzione di un campo di concentramento che iniziò nell’agosto 1938 da detenuti di Dachau e di Sachsenhausen.

Il complesso di KZ Mauthausen/Gusen serviva, oltre agli obiettivi politici e ideologici degli SS, all’estrazione di pietre, alla fabbricazione di armi e di motori aerei cosi come alla costruzione di impianti sotterranei per un trasferimento al riparo delle bombe dell’industria degli armamenti (Steyr-Daimler Puch e Messerschmitt).

Il campo della categoria III aveva la funzione di un campo di morte ed era caratterizzato da condizioni di detenzione delle più dure. Dal marzo 1942 ebbero luogo a Mauthausen uccisioni con gas velenosi in un vagone appositamente modificato. Da agosto 1941 nel quadro dell’azione “14f13” i detenuti ammalati furono condotti  allo “Istituto di eutanasia” di Hartheim per essere uccisi nella camera a gas. Per ragioni di ovvia mancanza di mano d’opera nell’economia di costruzione e di armamento sorsero  dal 1941 in poi più di 40 posti di commando distaccati  dal KZ di Mauthausen nella vicinanza di grandi cantieri e di aziende di armamento. Le condizioni in questi campi creati per il trasferimento sotterraneo della fabbricazione di armamenti e di missili vengono qualificate all’unanimità come le più dure. 

 

Dei 200.000 detenuti imprigionati dal 1938 fino alla liberazione nel maggio 1945 nel complesso di KZ di Mauthausen (inclusi i KZ secondari) ne morirono 100.000 circa.

Il campo di concentramento di Ebensee

Prima fase della costruzione del lager, inverno 1943/44 (AZGM Ebensee)

Il campo di Ebensee fu costruito come distaccamento del campo di concentramento di Mauthausen e i primi prigionieri vi arrivarono il 18 novembre del 1943; fino al momento in cui furono ultimate le prime baracche, vennero sistemati nel capannone di uno stabilimento tessile (Weberei).

Il lager era indicato con nomi che dovevano mascherare la natura del luogo: “Kalk”, “Kalksteinbergwerk”, “Solvay” e “Zement”.

L’istituzione del campo di lavoro forzato di Ebensee mirava allo sfruttamento dei deportati per la costruzione di enormi locali sotterranei, sede per lo studio e la fabbricazione dei missili intercontinentali A9/A10. Tale piano iniziale fu abbandonato a causa di altre priorità di guerra e le parti ultimate delle gallerie furono utilizzate per la produzione di carburante (Impianto A) e per la messa a punto di parti di motore per carri armati e autocarri (Steyr-Daimler-Puch e Nibelungenwerke, impianto B). L’estrazione di carburante dal petrolio grezzo si eseguì a partire dal 4 febbraio 1945 nell’ambito del “Programma Geilenberg”.

Il lavoro spietato imposto ai prigionieri portò alla realizzazione di 7,6 chilometri di impianti sotterranei nell’arco di circa 16 mesi.

Cancello d’ingresso, baracche delle SS in fondo, ottobre 1945 (Le Petit)

I detenuti

Al di là di poche eccezioni, tutti i detenuti furono dapprima registrati nel campo principale di Mauthausen e successivamente trasportati nel sottocampo di Ebensee.

Secondo il registro del campo, tra il 18 novembre 1943 e il 6 maggio 1945, i prigionieri maschi internati a Ebensee furono complessivamente 27.278. Durante quel periodo circa 1.500 di loro vennero assegnati ad altri campi minori, come Redl-Zipf (“Schlier”) o Wels, fatti rientrare successivamente a Ebensee e lì immatricolati una seconda volta.

A partire dal gennaio del 1945 i trasferimenti a Ebensee di detenuti provenienti da lager evacuati causarono un tragico sovraffollamento ed il completo esaurimento degli approvvigionamenti. Il numero massimo di occupanti, 18.509, fu raggiunto il 23 aprile 1945. La direzione delle SS tentò di ridurre il numero dei detenuti applicando provvedimenti che miravano a causare la morte dei nuovi arrivati, in maggioranza ebrei.

Ex-detenuti nell’infermeria, 8 maggio 1945 (NA Washington)

Nel campo erano presenti più di venti nazionalità. Polacchi, russi, ungheresi, francesi, tedeschi, italiani, iugoslavi, greci e cechi costituivano i gruppi nazionali più numerosi. Gli ebrei, deportati da diversi stati, rappresentavano il 30%. Le condizioni di lavoro e di vita di un internato erano fortemente determinate dalla cittadinanza e dalla categorizzazione effettuata secondo i criteri dell’ideologia razziale nazista. Ad essere trattati nel modo peggiore furono i cittadini sovietici e i polacchi, mentre sul gradino più basso della gerarchia vi erano i Rom, i Sinti e gli ebrei. Inoltre molti prigionieri ebrei giungevano totalmente debilitati a Ebensee dopo evacuazioni durate giorni su carri bestiame o marce a piedi che riducevano drasticamente le loro possibilità di sopravvivere. Uno dei trasporti peggiori fu quello di 2059 detenuti ebrei provenienti da Wolfsberg, un campo satellite di Groß-Rosen che giunse il 3 marzo 1945: nonostante il freddo e la neve, il comandante del campo, Anton Ganz, vietò loro l’ingresso nelle baracche per quasi due giorni. A centinaia morirono all’arrivo o poco dopo.

Uno degli ultimi trasporti che arrivarono ad Ebensee fu quello dei detenuti del “Fälscherkommando” (comando dei falsificatori), dell’ ”Azione Bernhard”, proveniente dal sottocampo di Redl-Zipf (“Schlier”).

Sopravvissuti trasportono i cadaveri  di compagni, 7 maggio 1945 (USHMM)

Il campo fu liberato il 6 maggio 1945 dal 3rd Cavalry Reconnaissance Squadron (terzo squadrone da ricognizione di cavalleria meccanizzata)
Nonostante le assistenze mediche fornite negli ospedali da campo statunitensi e gli approvvigionamenti dell’

UNRRA, dopo la liberazione morirono ancora circa 750 ex-prigionieri.
Dal giugno 1945 al gennaio 1946 l’ex campo di concentramento di Ebensee venne utilizzato dall’armata statunitense come campo di prigionia per appartenenti alle SS tedesche della “Panzerdivision Hohenstauffen”, successivamente invece come campo “DP” (“Displaced persons” )
Nel 1949 ebbe inizio la costruzione del centro residenziale che attualmente occupa l’area del campo.